A quasi 70 anni dal termine della Seconda Guerra Mondiale, il territorio italiano e i mari della nostra penisola nascondono tuttora non pochi ordigni inesplosi risalenti a quell'epoca, come testimoniato dal numero annuale degli interventi degli artificieri dell'Esercito che registrano una media di oltre otto al giorno.
E' questo in massima parte il frutto del bombardamento da parte della Raf e della Usaf che sganciarono complessivamente sull’Italia un milione di bombe (per un totale di oltre 350 mila tonnellate di esplosivo), molte delle quali rimasero inesplose e quindi potenzialmente ancora attive.
Una semplice ricerca su Google può dare l'idea di quanto frequenti siano questi interventi anche nell'anno in corso e della vastità geografica del fenomeno. A titolo di esempio, è di qualche mese fa la notizia che nel fondale del mare nel porto di Molfetta vi sarebbero ancora ben cinquantamila ordigni.
La maggior parte delle volte il ritrovamento di questi micidiali armi viene neutralizzato dall'intervento degli artificieri, che riescono a disinnescarli senza rischi per la popolazione.
Vi sono stati però dei tragici casi in cui si sono verificati incidenti con conseguenze anche molto gravi; il caso che ha avuto più eco nei mass media è stato quello accaduto a Novalesa, in Val di Susa, dove tre ragazzi hanno riportato delle gravissime infermità (due hanno perduto completamente la vista), per l'esplosione di un residuato bellico della Seconda Guerra Mondiale (si legga a questo proposito il comunicato stampa dell'Associazione).
Oltre a questo terribile incidente, nel solo 2013, si sono registrati almeno altri sei feriti:
- nel mese di marzo, un ragazzo di 17 anni è rimasto ferito per l'esplosione di un residuo bellico a Campoverde
- ad aprile un uomo di 62 anni è stato ricoverato d'urgenza a Sondalo in seguito alla violenta esplosione di una bomba
- a settembre un ragazzo di 20 anni ha riportato gravi ferite per lo scoppio di una bomba ad Arta Terme
- sempre a settembre due operai a Pieve di Bono hanno sono stati feriti dall'acido fuoriuscito da un ordigno
- nel mese di ottobre un ragazzo di 15 anni è rimasto gravemente ferito alle gambe dall'esplosione di un ordigno bellico a Cerano Intelvi
Va ricordato che molti di questi incidenti sono avvenuti e continuano ad avvenire a causa della difficoltà di distinguere gli ordigni bellici che, nella seconda guerra mondiale, spesso venivano intenzionalmente camuffati da oggetti di uso comune oppure che con il tempo si sono alterati nell'aspetto esterno fino a confondersi con generici rifiuti metallici.
Una situazione di particolare rischio è quella dei cantieri, come dimostra anche la recente approvazione della Legge 1 ottobre 2012, n. 177 in materia di sicurezza sul lavoro per la bonifica degli ordigni bellici, rivolta a prevenire specificatamente tali pericoli.
Si tratta insomma di un fenomeno ancora drammaticamente attuale che non ha l'attenzione che merita, attenzione che aiuterebbe anche a mettere in guardia la popolazione e soprattutto i più giovani rispetto ad un rischio che la stragrande maggioranza delle persone reputa a torto inesistente.