ll 21 aprile il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha incontrato al Quirinale nella ricorrenza del 71° anniversario della Liberazione gli esponenti delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma.
Un appuntamento ormai tradizionale - cui ha partecipato anche l'Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra rappresentata dal Presidente Nazionale Giuseppe Castronovo e dal Segretario Generale Roberto Serio.
Questo il discorso tenuto dal Presidente della Repubblica in occasione della cerimonia:
Signor Ministro della Difesa,
Autorità,
Presidenti e esponenti delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma, e della Confederazione tra le Associazioni Combattentistiche e Partigiane,
ho voluto che l'incontro congiunto con tutti voi per commemorare insieme l'anniversario della Liberazione avvenisse al Quirinale, luogo simbolo dell'unità e dei valori istituzionali del nostro Paese.
Quest'anno l'incontro consueto avviene con qualche giorno di anticipo perché il 25 Aprile mi recherò in Val Sesia per visitare e onorare alcuni luoghi che furono, insieme a tanti altri, teatro delle sofferenze e della lotta condotta dalla Resistenza per affermare libertà e dignità nel nostro Paese.
Tra poche settimane ricorderemo i settant'anni della scelta referendaria del nostro popolo che scelse di dar vita alla Repubblica. La ricorrenza del 25 aprile è, anche nel calendario, un'indicazione di come la Resistenza sia propedeutica alla Repubblica, di come la Repubblica nasca dalla Resistenza. Il ricordo del 25 aprile e i suoi valori attuali ci inducono a riflettere su quanto dobbiamo essere riconoscenti a tutti coloro che furono gli artefici di quel passaggio sofferto, doloroso, pieno di sacrifici ma decisivo nella storia del nostro Paese, che ci ha fatto risorgere dalla barbarie del nazifascismo e della guerra. Un impegno, un passaggio vissuto e realizzato da tante donne e tanti uomini di ogni età, civili e militari, in Italia e all'estero.
Il rifiuto convinto e incondizionato di ogni sopraffazione, di ogni totalitarismo, giustificati da qualsivoglia credo politico e religioso, la lunga lotta, talvolta anche personale, per affermare coraggiosamente i principi di libertà, di riguardo alla dignità umana, di pace e di giustizia nel rispetto dei propri ideali e dei giuramenti prestati, rappresentano valori nobili tramandati dal moto spontaneo delle coscienze che ha reso non soltanto importante, risolutiva ma eroica la guerra di liberazione dal nazifascismo.
Lunedì prossimo, 25 aprile, dopo aver deposto, come ogni anno, una corona d'alloro all'Altare della Patria per ricordare tutti i Caduti, abbraccerò idealmente dal Piemonte - così come l'anno scorso da Milano - tutti gli altri luoghi che videro l'eroismo, la sofferenza, e tante volte la morte, di tanti italiani che si sacrificarono per ridarci libertà e democrazia.
Marzabotto, Boves, la Benedicta sull'Appennino Ligure, Sant'Anna di Stazzema, Porta San Paolo, Cefalonia e Kos, le Fosse Ardeatine, sono luoghi diventati tristemente noti, e non dimenticabili, per gli efferati eccidi e gli scontri di cui sono stati testimoni. A questi luoghi si aggiungono le tante carceri italiane, i lager tedeschi con gli oltre 600.000 militari internati, e gli altri luoghi dove si consumarono innumerevoli tragedie.
Non si può neppure stilare un elenco di località e di episodi tragici in base all'ordine definito dal numero di vittime perché ogni vita, anche singola, è sacra. Ma sono numerosi i luoghi che testimoniano la sofferenza e l'impegno civile che il nostro Paese ha sviluppato in quel periodo per approdare alla democrazia, alla libertà, alla Repubblica.
Quindi ricordare e celebrare la liberazione dal nazifascismo non deve limitarsi a far volgere il nostro sguardo e i nostri pensieri a un periodo tragico del nostro passato. Deve piuttosto richiamarci ai valori di quanti ne furono protagonisti e artefici, alla loro energia, alla loro volontà e al loro coraggio che in quei giorni di barbarie permisero alla nostra Nazione di risollevarsi. Così è stato con l'Italia democratica nei settant'anni di vita repubblicana, così deve continuare ad essere nel presente e nel futuro del nostro Paese.
Questa energia e la volontà di sollevarsi e ricominciare sono un patrimonio della nostra storia e della nostra gente che, come in una corsa, passa il testimone di mano in mano, per trasmettere valori e fiducia alle nuove generazioni.
Il nostro Paese è depositario di tradizioni millenarie, di civiltà, di cultura, di umanità, di accoglienza, che il mondo ci invidia e ammira.
Dobbiamo essere fieri per tutto questo, per l'abnegazione e la generosità con cui salviamo e assistiamo migliaia di esseri umani che fuggono da guerre, miseria e condizioni disumane, sottoponendo se stessi e i propri figli a rischi e pericoli gravissimi pur di mantenere accesa anche una piccola speranza per un futuro migliore : un sentimento che accomuna i rifugiati di oggi con la nostra gente di allora, con gli sfollati dalle città verso le campagne, con i profughi che affollavano le strade d'Europa in fuga dalla guerra.
I valori del 25 aprile confermano nuova e perenne attualità di fronte ai rigurgiti di nazionalismo, di chiusure che emergono ai confini dell'Europa del 21º secolo e alle nubi che si addensano sulla sponda sud del Mediterraneo sempre più tormentato dal terrorismo e teatro di tragedie innumerevoli.
Le Associazioni che voi rappresentate sono una testimonianza delle tante componenti che, animate da uno stesso fine, parteciparono alla liberazione del nostro Paese. A voi va il ringraziamento del Paese per l'opera condotta quale ponte nei confronti delle nuove generazioni per trasmettere a queste i giusti valori e i giusti ideali e mantenere viva la memoria di quanti, con grande sacrificio, ci hanno donato il bene prezioso della libertà.
Nella ricorrenza della Festa di Liberazione il mio pensiero va ai tanti militari che si trovano all'estero, adempiendo al loro dovere per affermare i valori di pace e di legalità internazionale. Esprimo loro vicinanza e auguri : grazie alla loro opera il nostro Paese fornisce un grande contributo alla comunità internazionale, affinché la convivenza sia sempre migliore.
Vorrei esprimere anche, in questa occasione, la mia personale vicinanza e quella del nostro Paese a Salvatore Girone, ancora lontano, e a Massimiliano La Torre, confermando l'impegno per la risoluzione favorevole della vertenza che continua a trascinarsi da troppo tempo.
Con questi sentimenti, che raccolgono le parole poc'anzi dette dai Presidenti delle Associazioni e dal Ministro della Difesa, esprimo il mio apprezzamento più vivo per il vostro impegno generoso, e l'incoraggiamento più convinto perché continui la vostra importante missione di ponte ideale tra il passato, il presente e il futuro, e insieme la vostra opera di concreto sostegno alle nostre Forze Armate.