Fra il 1° gennaio ed il 30 settembre 2016 il conflitto afgano ha causato 8.397 vittime civili, di cui 2.562 morti e 5.835 feriti, con una diminuzione dell'1% rispetto allo stesso periodo del 2015. Lo ha reso noto a Kabul la Missione di assistenza dell'Onu in Afghanistan (Unama).
In un rapporto reso pubblico nel mese di ottobre l'Unama "rinnova un appello alle parti affinché facciano tutti gli sforzi possibili per evitare le vittime civili, dato che nei dati raccolti per i primi nove mesi il numero di esse è sempre molto alto".
Al primo posto nelle cause dei decessi, si sottolinea, vi sono sempre gli scontri sul terreno, seguiti dalle azioni degli attentatori suicidi, dagli attacchi complessi a specifici obiettivi e dalle esplosioni degli ordigni improvvisati (ied).
Circa le responsabilità delle vittime civili, il Rapporto sostiene che il 61% (1.569 morti e 3.574 feriti) sono da attribuire a elementi antigovernativi, con una diminuzione però del 12% rispetto all'anno scorso. Un altro 23% (623 morti e 1.274 feriti) riguarda invece le forze filo-governative, in crescita del 42% rispetto al 2015. C'è poi un 11% di vittime frutto di scontri a terra fra forze governative e anti-governative di cui non è stata possibile identificare la responsabilità, mentre il restante 5% di civili deceduti o feriti riguarda lo scoppio di ordigni di cui non è stato possibile individuare l'origine.