Il 19 giugno, presso la sala Caduti di Nassirya a Palazzo Madama, è stata lanciata, la campagna “Stop Rape Italia”, per sensibilizzare sul tema della violenza sessuale nei conflitti in occasione della terza Giornata Internazionale delle Nazioni Unite per l’Eliminazione della Violenza Sessuale nei Conflitti.
In tutto il mondo, nelle zone di guerra, lo stupro viene utilizzato come arma per assoggettare intere popolazioni sia durante che dopo i conflitti, con conseguenze devastanti non solo sulle donne, ma anche su uomini e bambini. Come ha voluto ribadire il Segretario Generale dell'ONU António Guterres nel messaggio divulgato per l'occasione "la violenza sessuale nei conflitti è una minaccia per la sicurezza collettiva e un’onta per l’umanità".
Su questo tema nel 2012 la Nobel Women’s Initiative ha lanciato una campagna internazionale (International Campaign to Stop Rape and Gender Violence in Conflcit), per combattere il fenomeno considerandolo una questione umanitaria connessa ai crimini di guerra e alle violazioni dei diritti umani. Il referente italiano della campagna è Stop Rape Italia, realtà nata nel 2014 a cura di Campagna Italiana contro le mine, che è stata anche il soggetto promotrice della conferenza stampa.
L’incontro si è aperto con i saluti della senatrice Valeria Fedeli, che ha sottolineato come lo stupro di guerra sia assibilabile al genocidio per l’impatto devastante che ha sulle comunità più deboli e che come tale debba essere trattato dalla comunità internazionale.
La senatrice Silvana Amati, veterana di tante batteglie per la difesa dei diritti umani, riprendendo il richiamo alla concretezza della collega, ha presentato al pubblico Stop Rape Italia, augurandosi di poter portare la discussione sugli stupri di guerra nelle aule parlamentari della Commissione per i Diritti Umani.
La parola è poi passata a Tibisay Ambrosini, coordinatrice nazionale della Campagna, che ha ripercorso le tappe che hanno portato alla nascita di Stop Rape Italia nel 2014 e che ne ha riassunto gli scopi: “Usare lo stupro come arma di guerra e tortura significa voler lacerare il corpo e l’anima delle vittime affinché anche le comunità ne soffrano per sempre. Tutto in pieno disprezzo del principio di umanità”. “Il corpo diventa estensione del campo di battaglia dove esercitare impunemente tortura e umiliazioni, a volte persino la morte. Per chi sopravvive non è facile parlare e tornare ad una vita normale, il nostro obiettivo è essere a fianco di queste donne, essere la voce di chi non può parlare ed amplificare la potenza delle parole di chi ha trovato il coraggio di farlo”.
Dopo la presentazione del concept della campagna, che avrà come ambasciatrice l’attrice e regista Michela Andreozzi, è stato poi il turno delle dichiarazioni di Chiara Tiddi, capitano della nazionale femminile italiana di hockey sul prato, che nel mese di luglio parteciperà ai campionati mondiali a Londra. Le ragazze della nazionale hanno deciso di appoggiare con entusiasmo l’iniziativa, e sfoggeranno durante le partite la maglietta con il logo della campagna, declinato con i colori della bandiera italiana per l’occasione.
Il felice connubio sportivo-sociale è stato possibile grazie al coinvolgimento dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra (ANVCG), cui si sono rivolte le atlete alla ricerca di una campagna sociale da sostenere centrata sul mondo femminile. L’ANVCG infatti sostiene con convinzione Stop Rape Italia, essendo lo stupro di guerra una delle tante forme con cui la violenza si abbatte sui civili durante i conflitti. Già in passato l’Associaizone si era impegnata in questo campo, promuovendo in tutti i modi il riconoscimento di un risarcimento alle vittime di stupro durante la Seconda Guerra Mondiale, che in certe zone dell’Italia sono state numerose e, purtroppo, per lungo tempo disconosciute nei loro diritti.